Il robot del Metaverso
Visitare una mostra a 300 chilometri di distanza, guardando le opere, toccando oggetti e parlando con chi si trova lì, è oggi possibile grazie a un robot avatar: il primo del genere mai sperimentato e pronto ad entrare a far parte del metaverso.
Il debutto di iCub3
È nato in Italia il primo robot umanoide avatar, progettato dall’Istituto italiano di tecnologia (Iit): si chiama iCub3.
Hadebuttato in un test di turismo da remoto, in un esperimento di tele-esistenza alla distanza di 300 chilometri, dai laboratori dell’ente a Genova al Padiglione 17 della mostra di Architettura della Biennale di Venezia.
Attraverso iCub3, l’operatore ha potuto vedere in maniera immersiva le opere esposte, muoversi e interagire con le persone senza muoversi dal laboratorio di Genova.
Una tuta sensorizzata permette il controllo del robot e la percezione visiva e tattile. Grazie al sistema di tele-esistenza, iCub diventa un avatar fisico di un essere umano, guidato a distanza in ogni movimento, dal camminare all’afferrare oggetti, percepire stimoli, parlare con persone, con un ritardo di comunicazione di circa 25 millisecondi e utilizzando una semplice fibra ottica.
Le utilità dei robot avatar
Il coordinatore dell’esperimento, Daniele Pucci, afferma: “Vogliamo creare avatar robotici per esseri umani utilizzando robot umanoidi per favorire l’interazione con il mondo reale da remoto. Utilizziamo metodi simili a quelli di accesso al metaverso per accedere a distanza a un mondo fisico e non digitale e crediamo che questa direzione di ricerca abbia un potenziale enorme”.
I robot avatar possono essere utilizzati in numerose situazioni: lavorare da remoto in luoghi potenzialmente pericolosi per la salute umana o inaccessibili, o l’addestramento a particolari lavori, per dare nuove prospettive di presenza da remoto a persone con disabilità, o per inaugurare il turismo virtuale.