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Lo smartphone del futuro si sblocca con il respiro

Nel futuro, i nostri smartphone si sbloccheranno con il respiro. Ogni individuo, infatti, è dotato di un modo unico di far defluire l’aria dalla bocca, dovuto alla diversa conformazione delle vie aeree, della faringe, della laringe e delle cavità paranasali, nonché alle differenze nella velocità di emissione del fiato. Tale peculiarità potrebbe aiutare a mettere a punto una nuova tipologia di test di identificazione per rendere ancora più sicuri i nostri telefoni cellulari, superando una vulnerabilità che sussiste con le metodologie attualmente in uso.

Il ricercatore Mahesh Panchagnula dell’Indian Institute of Technology Madras ha scoperto, in modo completamente casuale, che non esiste un respiro uguale all’altro. La ricerca aveva infatti un altro obiettivo: quello di capire se, esaminando il respiro di qualcuno, si potessero rilevare determinati problemi respiratori.

L’intelligenza artificiale esamina il respiro

Il team di ricerca ha coinvolto novantaquattro partecipanti e, usando un sensore di pressione dell’aria, ha registrato dieci diverse esalazioni di ognuno, raccolte nel dispositivo capace di registrare variazioni atmosferiche fino a diecimila volte al secondo.

Osservando i dati raccolti, i ricercatori si sono resi conto che l’esame del respiro avrebbe potuto essere utile non soltanto per rilevare eventuali problemi delle vie respiratorie, ma anche per identificare le persone, volgendo l’attenzione al flusso di aria emesso piuttosto che sulla sua composizione.

Il flusso d’aria si è rivelato l’unico dal momento che, in ognuno di noi, è condizionato dalla morfologia della cavità nasale. Dato che le vie respiratorie di diverse persone non possono essere identiche, va da sé che anche il flusso sarà individuale e inimitabile.

Un ulteriore test con livelli di difficoltà più elevati ha portato la percentuale intorno al 50%. La prova prevedeva che l’AI riuscisse a identificare il respiro di una data persona senza averlo registrato in precedenza, per poi assegnarlo a uno dei due soggetti proposti. La percentuale di successo è dunque risultata una su due. Di fatto, dunque, il respiro potrebbe essere utilizzato come riconoscimento biometrico nell’uso dello smartphone.

Ma quanto è affidabile?

Secondo Mahesh Panchagnula, i risultati potranno essere migliorati drasticamente perfezionando la procedura grazie all’inserimento di nuovi parametri da rilevare come la densità dell’aria, temperatura, composizione, ecc…

Prima di integrare questo sensore inedito nel campo della tecnologia, ma anche dei veicoli, ad esempio, saranno necessari numerosi test e verifiche, per comprendere ed escludere possibili problemi o “interferenze” causati dal respiro di persone accanto a noi.

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